Una bimba ai piedi di un telaio, con i suoi sandalini a forma di farfalla, un grappolo di ciliegie come fermaglio, la sua borsina lilla. Là custodiva i suoi tesori: carte dorate di caramelle e cioccolatini, strani pupazzetti, pentoline e braccialetti, rametti, conchiglie e strane pietruzze. I ricci, ribelli e scomposti, trattenuti da un nastro. Si incantava tra i grovigli di fili, le spole e spolette colorate, fusi e conocchie; si perdeva la bambina, cercava di capire mossa dalla voglia di toccare, arruffare, passarci dentro, giocare. Intravvedeva in quella sottile ragnatela di fili una donna con il viso segnato, il fazzoletto in testa e le mani sottili. Filava davanti ad un finestrone con lo sguardo lontano tra filari di alberi di aranci, mandarini, limoni e cedri. Una mosca noiosa tentava di posarsi: la tessitrice muoveva il capo e la seguiva con lo sguardo con la muta speranza che volasse fuori dalla finestra. Accanto un’altra donna, forse sua madre, lasciava roteare un fuso come una ballerina sulle punte. Il fuso, nella sua girandola, all’improvviso allargava il cerchio e si fermava, mentre una mano filava il filo arrotolato sul ginocchio, imprimendogli il ritmo assieme alla conocchia. La bambina pensava: “E se si punge, come la bella addormentata nel bosco ?”
Quel fuso, poteva essere magico e la filatrice, l’arcolaio del maleficio. La bambina immaginava di vivere in un castello incantato, incurante delle ginocchia sbucciate, si rotolava tra quei teli ammonticchiati. Inginocchiata, guardava i piedi muoversi sui pedali mentre una rete di fili, ad ogni passaggio, diventava trama. Tutto quel bianco inondava la stanza: che meraviglia osservare quelle mani nodose, che prodigio vedere le pile di lino, cotone e misto lino, tele che si accumulavano, su commissione, per il corredo delle giovani future spose. L’intreccio dei fili di ordito, con quello della trama, creavano strani, complicati, disegni geometrici. Quelle tele crescevano, si libravano in alto, nella loro verticalità, mossi dal vento primaverile e impregnate di polline di eucalipto in piena fioritura. Fili divisi tra quelli pari e quelli dispari ed in mezzo un varco, un “passo”, verso l’ alto e verso il basso e tra i fili, le mani agili. Quei fili di trama, in orizzontale, si scambiavano di posto come in una danza… io vado di là… tu vai di qua… ora un mezzo inchino… in sincrono e in sintonia. Quelli che erano in alto andavano in basso e viceversa. Ad occhi spalancati assisteva alla magia di quell’incrocio che bloccava il filo di trama e lo collocava su una linea orizzontale. Il rumore di quel grande pettine contro la trama precedente faceva emergere ed avanzare il tessuto. Quei lunghi teli lavati e stesi al sole diventavano delle scie in cielo, si impregnavano dell’odore dei gigli di campo e, intorno, macchie di girasoli gli facevano ombra senza ingiallirli.
Ho sempre pensato che le parole scritte sono come la tramatura dei nostri pensieri e delle nostre emozioni. La mano imprime un segno su un foglio bianco e lascia la propria impronta. I tasti battono sulla tastiera e le parole si muovono, scivolano l’una accanto all’altra: le parole le ritaglio, le raccolgo, le cancello. Con la scrittura poetica creativa diventiamo tessitori e tessitrici di parole che vengono rivestite di significati nuovi. Una nuova tessitura riformula ed imprime un inatteso ed imprevedibile registro narrativo.
Le tecniche, i processi e le metodologie nella scrittura creativa poetica agevolano e disvelano le capacità introspettive dei soggetti coinvolti nell’esperienza creativa, facilitano l’espressione dei vissuti interni. Per mezzo della strutturazione delle attivazioni creative, i vissuti esperienziali emergono e diventano visibili, rigeneranti e rigenerativi nel “qui e ora”. La scrittura creativa nella relazione educativa e rieducativa permette il rispecchiamento, la condivisione ed incentiva la comunicazione tra i soggetti. Aiuta a fare emergere nella persona talenti e potenzialità, risorse e possibilità. Gli elaborati creativi ci spingono ad esplorare e a farci intraprendere quel viaggio di scoperta, un ascolto viaggiante che esplora le nostre emozioni e noi stessi. La scrittura creativa poetica, attraverso la tecnica, il processo e la metodologia della Found, della Blackout e della Erasure Poetry, si rivela come uno strumento capace di farsi voce, di incontrare il conforto nelle parole trovate e dissotterrate, di riconoscere e dare un nome ed un volto alle emozioni. La scrittura creativa poetica diventa uno strumento maieutico, di crescita e trasformazione dei singoli o in coppia, in famiglia, di gruppi a tema. L’utilizzo di una pagina già scritta funge da materiale grezzo nella creazione di testi poetici, di pensieri, di immagini che ci raccontano e ci permettono di mostrarci all’altro. La metodologia, il processo laboratoriale diventa una strategia didattica e artistica che permette di rispecchiarsi, scavare e recuperare, incontrare noi stessi e gli altri in profondità e in autenticità.
La tessitrice muove le mani
intreccia fili invisibili
sul telaio della sua esistenza.
Sogna ad occhi aperti
incantata
nella stanza dei desideri.
Guarda il chiarore della luna
adombrata da una scia e
da un pulviscolo di nubi.
L’orizzonte spaccato
tra le ante della finestra aperta.
Blackout poem
Cat 2019
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